Attraverso il Kurdistan dolce e selvaggio

Nel maggio del 2001 Zippo si è recato per la prima volta in Kurdistan e ha cercato attraverso il proprio sguardo fotografico di ricostruire la quotidianità di un popolo colpito dalla brutalità del conflitto. Il Kurdistan di Zippo è mite, quasi dolce, è uno spazio umano; è un Kurdistan lontano da quello contemporaneo e violento, distante anche da quello selvaggio narrato da Karl May, celebre autore germanico, che alla fine dell’800 ne ha raccontato la realtà senza averla mai veramente conosciuta.

In una sorta di diario fotografico, Zippo, partendo da Aleppo, ha catturato momenti del suo viaggio e momenti del quotidiano, in cui il popolo curdo vive la propria dimensione umana. Non si tratta di scatti rubati quanto piuttosto di una visione di insieme tanto personale quanto globale lontana da definizioni politiche, mediatiche o sociali, semplicemente tranche de vie, momenti di vita vissuta.

Tra il 2004 e il 2005 l’artista, affascinato e in un certo senso legato a quei luoghi dal viaggio precedente, si è recato nella zona a sudovest della Turchia, accompagnando nuovamente con il proprio sguardo fotografico il popolo curdo.

Un viaggio fotografico dunque, un reportage umanistico, una testimonianza sulla spiritualità e sull’umanità di un popolo senza stato né riconoscimento politico. Il Kurdistan di Zippo è questo e altre cose ancora perché per il fotografo meranese la fotografia è uno strumento di conoscenza e di poesia. Non vi sono spazi che possano essere sufficienti a delimitare una passione per il vedere e il conoscere che parte dalle montagne di casa e si sposta dove ci sono persone e paesaggi da ricordare. Louis Celia Zippo ha studiato fotografia da Parigi a Salisburgo, ma probabilmente ha trovato quello che cercava nell’umanità colta nella sua normalità che è tanto diversa dalla nostra.

La “dolcezza” del Kurdistan sta probabilmente nei mille volti ritratti che sembrano carte geografiche, che rappresentano quella geografia umana che contiene lo spirito del viaggio. Il popolo curdo diventa familiare nella sua estrema semplicità, nella sua evidente povertà. Le persone sono segni di un paesaggio che non li sovrasta, ma in cui convivono perfettamente in una forma di rispecchiamento assoluto come fossero creature generate dallo stesso Dio, dalla stessa storia.

È sempre la gente, gli uomini, ad interessare il fotografo meranese, i gruppi e soprattutto i bambini, gli uomini ripresi al lavoro o in momenti di festa. Il bianco e nero accarezza queste persone in una dimensione personale che talvolta raggiunge una coralità che non scivola mai nella sociologia. Per questo non si può parlare di semplice documentazione. In queste foto vi è la ricerca di qualcosa di permanente, qualcosa che unisce gli uomini, le razze, le nazioni. E proprio il Kurdistan, una regione transnazionale che contiene un popolo alla ricerca di un’identità, appare perfetto per la ricerca di Zippo proprio perché appare un popolo in attesa di un’immagine collettiva. Oltre la storia e ancora tra gli uomini.

Valerio Dehò

Siria
2001

La mostra del progetto consiste di 45 immagini, stampe vintage ai sali d’argento su carta baritata nel formato 20 x 30 cm, firmate a mano, edizione illimitata

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