Passerwasser
Il paesaggio e il ritratto sono due dei temi preferiti dai fotografi. Uno permette di lavorare in esterni alla ricerca di particolari che, pur alla vista di tutti, riservano soddisfazioni agli occhi curiosi ed attenti dei fotografi più sensibili. L’altro quello di lavorare in studio con calma e serenità su oggetti scelti, a volte, con calma. Due modi molto diversi di lavoro, quasi sempre, comunque, approfonditi da molti con gli stessi risultati. Sono pochissimi di fatto gli autori che possono vantare ottimi risultati nei due generi e i critici in genere non amano chi tenta trasgressioni in vari campi dell’immagine.
Andreas Zipperle si cimenta, con questo curioso e classico lavoro nello stesso tempo, sul paesaggio e lo fa dando importanza ad un soggetto antico quanto la creazione: il fiume. “Un fiume e d’intorni” ho intitolato il portfolio che mi è stato presentato, così, di botto, immediatamente, anche se il titolo originale era ed è un curioso gioco di parole in tedesco sul nome di questo fiume che scorre vicino a Merano: “Passerwasser”. Il lavoro, autoconclusivo in 28 immagini, in B/N splendidamente stampato da negativi 6 x 6, è particolare proprio per questa semplice idea narrativa.
Seguire il percorso di un piccolo fiume, ancora poco inquinato (solo merito della sua collocazione geografica) alla ricerca della bellezza, della quiete e della tranquillità. Ma come mi fa notare l’autore, non è tutto così come appare nelle fotografie, costruzioni per sistemare il corso dell’acqua sono state fatte, nel solito tentativo distruttivo dell’uomo moderno.
Andreas Zipperle ha cercato però in questo lavoro, pur essendo giovane, le radici profonde della propria infanzia privilegiando la bellezza della natura che riesce ancora a sopravvivere.
Il corso del fiume è stato descritto, così come gli alberi e le rocce che lo incorniciano, in maniera chiara e senza artifizi, privilegiando la naturale bellezza dei posti trovati in lunghe passeggiate, con semplicità e naturalezza descrittiva.
E`questa semplicità la migliore qualità del vedere di questo giovane autore. In un mondo (quello della fotografia) dove per emergere si devono inscenare le cose più curiose ed anomale, esistono ancora autori puliti che utilizzano la camera in maniera semplice e descrittiva, per narrare fatti ed emozioni minimali. Una buona prova di serietà e di capacità di sintesi senza voler strafare nella conquista immediata di un vacuo posto al sole nel panorama della giovane fotografia italiana.
Chi ha orecchie per intendere, intenda!
Ken Damy
Museo Ken Damy di Fotografia contemporanea, Brescia 1992
Alto Adige
1989 – 1992
La mostra del progetto è composta di 28 immagini B/N ai sali d’argento stampate su carta baritata fine art
nel formato 32 x 32 cm, firmate a mano, edizione illimitata